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Capitolo 2

Levi's pov

"Dammi del tu" lui rimase un pò sorpreso dalla mia affermazione, ma unnuì.

Non mi piacevano le conversazioni formali, per di più mi faceva sentire vecchio sentirmi dare del 'lei'.

"Allora cosa vi porta nella mia piccola e umile dimora?"

Chiese il castano portandosi le braccia al petto, ci guardava con aria curiosa e infastidita.

Sta volta prese parola Hanji "Le- cioè Heichou" la guardai in cagnesco, non volevo si sapesse il mio nome, se poi avesse cercato di tradirci sarebbe andato a spifferarlo alla polizia, ormai non mi fidavo di nessuno erano in pochi a saperlo "Deve rapinare la dimora Smith... l' unico problema è il sistema di sicurezza, è impossibile entrare in casa"

Disse Hanji focalizzandosi su ciò che le aveva detto Raphael poco prima che provassi a scassinare la serratura del cancello di ingresso.

"Niente è impossibile" disse il ragazzo ghignando, quasi faceva paura.

Ma a me non intimoriva per niente, se fossi stato qualcun altro quasi sicuramente si, ma malgrado per lui non accadrà.

Si mise al computer e cercò tutte le informazioni possibili sulla dimora Smith. "Posso farcela, non è difficile, basta individuare la password del cancello principale e rimuovere i laser all' ingresso, in più basterà rimuovere i sensori di movimento notturni... ma..." si interruppe lui girando verso di me con la sedia girevole "Ma cosa?" dissi al quanto scocciato "...ma io cosa ci guadagno?" era furbo il moccioso, anche troppo per i miei gusti, non pensavo volesse qualcosa in cambio "Se riuscirai a disattivare il tutto e farmi entrare in casa avrai il 25% della refurtiva" dissi serio e sicuro di me. Lo vidi sorridere soddisfatto "Andata" mi porse la mano, la guardai un attimo poi mi decisi a strigerla, un bivido trasalì la mia schiena, ma non ci feci caso, era anche pieno inverno, sarà ľ effetto delľ umidità che nei boschi è anche maggiore.

Presi il fazzoletto che avevo sempre con me, odiavo tutto ciò che era sporco, proprio non riuscivo a sopportalo, mi pulii le mani dalla polvere e da eventuali germi.

Eren si rimise al computer.

Lo vedevo muovere le dita velocemente sulla tastiera, sembrava in gamba e pieno di esperienza. "Bene, se non vi serve nient' altro possiamo andare"

Poco dopo eravamo di nuovo davanti a casa Smith. La notte era ancora più fitta rispetto a qualche ora fa, non riuscivo a vedere quasi niente. Da quello che sapevo il proprietario si chiamava Erwin Smith, fortunatatmente abitava da solo, perchè la moglie se ne era andata dopo il loro divorzio, nessuno sapeva il motivo della loro tragica litigata e neanche si sapeva dove si trovava la donna, vivevaa da solo da ormai 3 anni.

Eren collegò un apparecchio al cancello, tentò più volte, ma non ci volle molto prima di indovinare la password. Odiavo ammeterlo, ma il suo aiuto ci sarebbe stato utile "Ho disattivato il tutto" sgranai gli occhi, com' era possibile, eravamo lì da soli venti minuti e ciò che gli era stato affidato era un compito davvero complicato, ma non mi dilungai in chiacchiere inutili così annuii soltando.

Riuscii facilmente a scassinare la serratura della porta di ingresso. Superai con passo felpato il corridoio con le pareti ricoperte di quadri , ma non sembravano aver alcun valore, arrivai in salotto, era una stanza molto spaziosa, al centro il divano color panna e in fondo un tavolo di vetro contornato da sedie di legno pregiato.

Non c' era nessuno nella stanza, solo uno strano animale appollaiato sul tappeto verde, non si intonava affatto alľ arredamento. Cercai un pò degli oggetti di valore nel salone, ma non trovai un granchè, solo una statuetta, la presi comunque, magari l' avrei potuta vendere anche se a poco.

Poi notai qualcosa luccicare, mi attraeva tutto ciò che brillava, il collare dell' animale era fatto di diamandi, ghignai.

Mi abbasai all' altezza del piccolo cercando di togliergli il collare, ma al mio tocco si svegliò e mi morse la mano, imprecai contro l' animale che si era dimostrato un furetto. Allora la bestiolina cominciò a fare un lamento strano, evidentemente il suo verso.

Maledetto

Cercai in fretta un nascondiglio, ma non sapevo dove nascondermi il salone poteva essere anche grande, ma non c'erano appropriati nascondigli. La luce del corridoio si accese, Erwin si deveva essere svegliato. Entrai nel panico. Non mi era mai successo nulla del genere. Sentivo i suoi passi avvicinarsi sempre di più, cercai di improvvisare, ma non mi veniva in mente nulla. Entrò nel stanza, in mano aveva un coltello, immagino per proteggersi.

"Ma che onore Heichou nella mia dimora, avrò l' onore di ucciderti" disse con un sorriso beffardo.

"Io non ci conterei" ribattei, non mi sarei fatto battere tanto facilmente. Provai una sensazione quasi sconosciuta alla mia persona, la paura, non mi era mai capitato di provare una tale emozione, ero sempre sicuro di me.

Cominciai ad indietreggiare spiaccicandomi completamente al muro, sperando che qualcosa mi avrebbe salvato da quella situazione "Sei in trappola Heichou" disse lui avvicinandosi sempre di più. Impugnava il coltello nella mano destra e la lama ara puntata verso di me. Eravamo vicinissimi, il mio battito cardiaco aumentò irregolarmente, non avevo mai affrontato nulla di simile. "Sei finito" ero terrorizzato,  ma non lo diedi a vedere, non potevo mostrarmi spaventato davanti a quelľ uomo, non io.

Mi colpì con la lama il braccio, urlai in modo incontrollabile per il dolore, vedevo il sangue colare sulla manica della mia maglia, le sue mani erano leggermente sporche di quella sostanza cremisi, tra tutte le persone che avrei potuto derubare ho beccato proprio ľ unico pazzo, era proprio sadico, si stava divertendo e si notava anche molto, chiusi gli occhi per assimilare quel dolore che stava diventando incontrollabile, non accennava a togliere la lama da lì, se non avessi avuto neanche un briciolo di virilità a questo punto mi sarei già messo a piangere per il tanto dolore, ma non lo feci, anche se i miei occhi si stavano inumidendo e delle lacrime stavano minacciando di uscire, non cedetti.

Il sangue ormai stava colando fino a terra, ma sentivo mancare.

Quella sarebbe stata la mia fine, me lo sentivo.